L’Unione europea è intenzionata a fissare un tetto al prezzo del gas, ma solo per le importazioni che vengono dalla Russia. Si tratta di un nuovo meccanismo, con una soglia massima tra gli 80 e 90 euro a megawattora.
L’obiettivo è quello di fornire una controrisposta alle scaramucce degli ultimi giorni, con la riduzione delle forniture annunciate da Gazprom.
Gas e dipendenza da Mosca: un price cap come risposta
Per sviluppare un simile meccanismo occorrono però tempo e riflessione e la Commissione sta lavorando a tutti gli strumenti necessari per dare concretezza al progetto. La proposta non arriverà quindi prima della prossima settimana.
Il tetto è in via di definizione e a Bruxelles si lavora a limare particolari e dettagli.
L’idea di un price cap ha cominciato a farsi largo non molto tempo fa, nello stesso periodo in cui Gazprom ha dato il via alla riduzione delle forniture verso Germania e Italia. Il governo italiano ha comunicato in via preventiva l’intenzione di alzare il livello di attenzione passando dall’”Early Warning” all’”Alert”, che rappresenta il secondo di tre gradini.
“No a manipolazioni sul prezzo del gas”
Bruxelles ha deciso di agire convinta che la riduzione del flusso di gas russo verso gli ormai ex partner europei sia stata dettata da un tentativo di manipolazione del prezzo e non, come sostenuto da Mosca, dal guasto di un elemento di compressione nel gasdotto principale.
Sull’energia si continua quindi a combattere una guerra politica e diplomatica silenziosa, ma non troppo.
“Non aver diversificato le fonti di approvvigionamento dell’energia in questi anni è stato un errore perché oggi, con il conflitto nato a seguito dell’aggressione russa all’Ucraina, viviamo la difficoltà della dipendenza dal gas fornito da Mosca. La strada è quella della transizione energetica: diversificare le fonti, puntare sulle rinnovabili e sulla sostenibilità”.
Antonio Carmine Vitale
(Amministratore unico Enega srl)
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