L’Ue ha deciso. Il tetto al prezzo del gas non ci sarà. Almeno per il momento. Tre mesi dopo la sostanziale chiusura dei rubinetti russi, la Commissione europea ha stabilito che la misura non risolverebbe l’attuale scenario di crisi energetica rischiando anzi di complicarlo ulteriormente.
A fornire l’anticipazione è il sito Europa Today: in base al rapporto redatto dagli esperti della Commissione europea “il tetto al prezzo del gas naturale sul modello di quanto fatto in questi mesi da Spagna e Portogallo, avrebbe più costi che benefici se attuato su scala Ue”.
Troppi costi, pochi benefici
Una bocciatura tecnica e non politica, eppure restano sul tavolo le divisioni e le resistenze di alcuni paesi sul tema del price cap. L’ipotesi di un tetto infatti è stata avversata, più o meno platealmente, tanto dai cosiddetti “frugali del Nord, Germania, Olanda e Danimarca, quanto dall’Ungheria che, in barba alle sanzioni Ue, ha recentemente stretto un nuovo accordo con la Russia sul gas.
Un nuovo rinvio dunque per il price cap che però, stavolta, potrebbe significare l’addio definitivo a questa ipotesi rimasta a lungo sul tavolo.
Il tetto al prezzo del gas non dovrebbe quindi rientrare tra le misure che la Commissione europea ha intenzione di sottoporre alla consultazione degli Stati membri. La misura fondamentale sarà invece una tassa del 33% sugli extraprofitti. Le entrate andranno a sostenere le eventuali misure per contrastare il caro bolletta.
Motivazioni tecniche alla base della decisione
La bocciatura della Commissione risiede però soprattutto in motivazioni tecniche. L’estensione a tutti i paesi dell’Unione europea del modello spagnolo di un tetto al prezzo del gas infatti avrebbe potuto avere, stando alle anticipazioni dello studio svolto dalla Commissione, un costo complessivo di 200 miliardi. Inoltre, il tetto in Spagna ha spinto in alto i consumi, un dato che non si combinerebbe bene con i tagli che l’Ue è in procinto di chiedere agli Stati membri.
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