L’Italia è ancora in difficoltà lungo il percorso della transizione energetica. Nel 2021 la produzione lorda di energia elettrica generata da fonti rinnovabili è scesa di mezzo punto percentuale rispetto all’anno precedente passando da 116,9 a 116,3 terawatt. A incidere sul risultato è soprattutto il calo della produzione di energia idroelettrica, diminuita di oltre 4 punti a causa della siccità che ha colpito il Nord Italia.
Rinnovabili, un orizzonte poco dinamico
E’ tutto lo scenario della produzione di energia rinnovabile, però, a non apparire brillante nel cammino verso la transizione. Secondo i dati diffusi da Terna, nel 2021 la produzione nazionale lorda è stata pari a 289,1 TWh. Dati che vanno messi a confronto con quelli sui consumi, tornati a livelli pre pandemia. Per gestire efficacemente la domanda, il nostro Paese ha dovuto importare 42,8 TWh di energia dall’estero (pari al 13,4% del fabbisogno). L’86,6% è stato invece prodotto entro i confini nazionali.
La produzione nazionale è ancora massicciamente dipendente dalla quota di energia termoelettrica non rinnovabile prodotta principalmente grazie al gas. Lo scorso anno, gli impianti termoelettrici hanno prodotto il 59% dell’energia lorda nazionale. Uno scenario nel quale le fonti rinnovabili giocano ancora un ruolo secondario. In particolare, l’Italia ha ricavato dal fotovoltaico 25 TWh. Si tratta dell’8,7% dell’energia prodotta e il 7,8% di quella consumata nel 2021. L’incremento rispetto ai dodici mesi precedenti è stato di appena lo 0,4%.
Dall’eolico sono arrivati 20,9 TWh (+11,5%), dalle bioenergie (biomasse, biogas, rifiuti urbani etc) 19 TWh mentre dal geotermico appena il 2%.
Il 16,4% della produzione nazionale di energia pulita arriva dall’idroelettrico, attraverso l’utilizzo di impianti di vecchia generazione. I Paesi con le migliori performance nella produzione di energia pulita sono la Svezia, con oltre il 60% del suo consumo di energia derivato da fonti rinnovabili, la Finlandia con il 44%, e la Lettonia con il 42%
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