In Italia il settore agricolo e forestale rappresenta un potenziale ancora inesplorato come fonte di produzione di energia rinnovabile. I dati pongono il nostro paese ben al di sotto della media Ue.
I numeri e le potenzialità tuttavia ci sono: l’Italia sarebbe sulla carta in grado di produrre un quantitativo maggiore di biomassa, unitamente all’energia solare ed eolica. Per le biomasse solide è però necessario gestire nella maniera più sostenibile la questione legata alle emissioni inquinanti degli apparecchi, soprattutto a causa delle significative emissioni di polveri sottili prodotte. E’ quanto si legge nell’analisi sulle agroenergie contenuta nell’annuario del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria.
L’ente di ricerca, vigilato dal Mipaaf, attraverso il report realizza un focus sull’agricoltura in Italia nel 2020 e sulle possibili diversificazioni, con un capitolo dedicato proprio alle agroenergie.
Il rapporto evidenzia come biomasse e biogas insieme presentino non solo i numeri giusti per diventare una fonte potenzialmente strategica a favore di una nuova politica energetica nazionale, ma anche anche un’opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole, in grado di creare valore aggiunto nel settore. Un potenziale importante che, però, a oggi, non viene adeguatamente sfruttato.
“Per mettere in atto la transizione energetica serve adottare nuovi modelli in grado di ampliare le fonti necessarie alla produzione di energie rinnovabili. In questo senso, il comparto agricolo rappresenta un grande potenziale strategico su cui lavorare con ancora più determinazione”.
Antonio Carmine Vitale
(Amministratore Enega srl)
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