Domenica 6 novembre si è aperta in Egitto, a Sharm el-Sheikh, la Cop 27, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022. Le questioni sul tavolo sono numerose ma una premessa è ineludibile: nel 2021, le emissioni globali di Co2 sono cresciute del 5,3% rispetto al 2020. I maggiori responsabili sono Cina, Stati Uniti, Ue, India, Russia e Giappone. Proprio Pechino, uno dei grandi contributori all’aumento delle emissioni inquinanti nell’atmosfera, ha annunciato che si adopererà per raggiungere il picco delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030 e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060.
Un sistema unico per calcolare le emissioni inquinanti
Il ministero cinese dell’Ecologia e dell’Ambiente ha fatto sapere che il gigante asiatico punta alla promozione di politiche per accelerare la costruzione di un sistema nazionale unificato e standardizzato per calcolare le emissioni di carbonio.
Concentrandosi su settori, aziende e prodotti chiave nel calcolo, il ministero e i dipartimenti competenti formuleranno anche un elenco di gas serra. Durante il percorso di transizione energetica cinese, il mercato nazionale di scambio di carbonio, aperto nel luglio dello scorso anno, ha operato in modo ordinato, con struttura e regole stabilite e aspettative soddisfatte.
A partire dal 21 ottobre, il volume totale delle transazioni del mercato ha raggiunto 8,58 miliardi di yuan (circa 1,2 miliardi di dollari USA), hanno reso noto fonti ministeriali. Il ministero aumenterà la gestione della qualità dei dati, rafforzerà le funzioni del mercato e ottimizzerà il meccanismo di riduzione delle emissioni certificate del paese per aiutare il mercato a prosperare.
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