Le gravi tensioni geopolitiche tra Russia e Ucraina minacciano di incidere pesantemente sull’import di gas russo in Europa, a oggi la prima fonte di energia per il continente. Se la crisi diplomatica tra Mosca e Kiev si trasformerà in escalation militare, il rischio di un blocco all’import di gas russo si fa sempre più concreto.
Il 38% del gas naturale, utilizzato in Europa per riscaldare e generare energia elettrica, secondo i dati Eurostat, arriva proprio dalla Russia, attraverso il canale principale Nord Stream 1, infrastruttura gemella di Nord Stream 2, terminata da poco ma non ancora in funzione per le tensioni tra Mosca e l’Occidente.
Nelle ultime settimane, anche a causa dell’inasprirsi della crisi al confine tra Russia e Ucraina, i flussi di gas verso l’Europa hanno iniziato a ridursi drasticamente. Nel 2022, in base ai dati del think tank Bruegel, Gazprom ha spostato verso l’Unione europea il 44% di gas in meno rispetto al 2021, con una brusca frenata proprio dei gasdotti che attraversano il territorio ucraino
L’AIE – Agenzia Internazionale dell’Energia ha sottolineato che il comportamento russo, cioè la scelta di trattenere un terzo del gas altrimenti destinato all’export verso l’Europa, sia intenzionale e alla base della rigidità nel mercato del gas. Un blocco che in realtà rischia di danneggiare non solo i paesi europei ma anche la stessa Russia che ha nell’Ue il miglior cliente per il proprio gas naturale. Nel 2020, infatti, Gazprom ha venduto in Europa il 67% delle proprie scorte.
“La situazione di crescente ostilità tra Russia e Ucraina sta incidendo pesantemente sull’export del gas naturale da Mosca verso l’Europa. Si tratta di un elemento da tenere sotto controllo con la massima attenzione perché rischia di causare nuove e inedite turbolenze sul mercato con effetti negativi per imprese e famiglie”.
Antonio Carmine Vitale
(Amministratore Enega srl)
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