Domenica 28 ottobre è tornata e forse per l’ultima volta in Europa – l’ora solare. Recependo infatti l’esito del referendum svoltosi tra i cittadini europei (hanno partecipato però solo 4,6 milioni di europei, per lo più dei Paesi del Nord, quelli più interessati alla vicenda) la Commissione Ue ha messo in consultazione la direttiva che sopprime i cambi stagionali (QE 18/9). Se vi sarà il via libera definitivo, dal prossimo anno ogni Paese potrà sceglierà quale orario adottare. Per il nostro Paese l’opzione dell’ora legale sembrerebbe, da un punto di vista economico ed ambientale, la più conveniente.
Negli ultimi sette mesi di ora legale sono stati consumati 554 milioni kWh in meno, con conseguenti minori emissioni di CO2 in atmosfera per 290 mila tonnellate e un risparmio economico per l’intero sistema di circa 111 milioni di euro.

L’ora legale, fermo restando il via libera definitivo della Ue all’abolizione del cambio d’orario entro quella data, sarà di nuovo in vigore anche nel nostro Paese dal prossimo 31 marzo 2019 a meno che l’Italia non optasse per l’ora solare.La ratio dell’ora legale è sempre stata, in primis, quella del risparmio energetico.

Ora questo assunto viene messo in discussione da molti perché il risparmio sarebbe marginale, tanto che molti paesi hanno man mano già abolito il cambio di ora, come la Russia, la Turchia, la Cina.

“Il dibattito ora solare o legale è aperto. Ogni nazione ha dati differenti che variano a seconda del fuso orario e del prezzo dell’energia. In Italia il risparmio che comporta l’ora legale non è enorme ma neanche così irrilevante e il dato sul risparmio economico, anno per anno, è tendenzialmente in crescita, per via anche dell’aumento del costo dell’energia. Da non sottovalutare poi l’impatto sull’ambiente: nel 2017, secondo i dati Terna, i sette mesi con un’ora quotidiana di luce in più hanno fatto si che venissero emessi nell’atmosfera 320mila tonnellate di CO2 in meno”.

Antonio Carmine Vitale (Amministratore unico Enega Srl)

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