Uno dei temi più dibattuti quando si parla di energia è quello legato alle previsioni e agli scenari a lungo termine. Spesso si discute su quanto le analisi di scenario siano efficaci e in grado realmente di mettere in evidenza reali linee di tendenza, in modo da poter realizzare determinati obiettivi. Ad esempio, una delle più famose analisi del settore energia è il “450 scenario”, presentato nell’ambito del World Energy Outlook, che individua le soluzioni energetico-ambientali richieste per limitare a 450 ppm il livello delle emissioni che causano alterazioni del clima. Ma quando le previsioni vengono spinte molto più in là nel tempo, come ad esempio all’anno 2050, quanto sono credibili?
Le previsioni al 2050
Secondo la Commissione europea, i Piani nazionali che ogni Stato membro dovrà adottare non dovranno fermarsi agli obiettivi su energia e clima all’anno 2030, ma dovranno spingersi al 2050, attraverso indicazioni di prospetto a lungo termine. Le previsioni, con tutto il loro carico di incertezza, sono comunque in grado di fornire informazioni rilevanti. Nel 1992, ad esempio, la produzione elettrica italiana proveniva per il 78,2% da centrali termiche di tipo tradizionale, il 20,2% era idrica, 1,5% geotermica, 0,1% fra eolico e fotovoltaico. Il 63,5% della produzione termica utilizzava ancora olio combustibile, 19,9% gas, il 12% carbone e lignite, mentre il resto era ripartito fra fonti energetiche minori. Per ridurre l’inquinamento atmosferico provocato dalle centrali termoelettriche, si consigliava la sostituzione degli scaldabagni elettrici con quelli a gas. Un quadro che ovviamente restituisce un’immagine di obsolescenza. Eppure in quegli anni comincia a diffondersi l’idea della necessità del radicale rinnovamento del parco elettrico italiano e lo sviluppo di nuove tecnologie.
La rivoluzione dell’elettricità sostenibile
Queste argomentazioni hanno aperto la strada ad una rivoluzione che allora pareva ben lontana e che invece oggi è realtà: quella dell’elettricità ecosostenibile, in particolare rivolta a due segmenti di mercato. Il primo è quello della domanda termica nei settori domestico e terziario. Il secondo è quello della mobilità elettrica. Ad oggi, è ancora difficile dire “quando” questa rivoluzione avrà completato la sua maturazione e si sarà consolidata ma, in particolare per la mobilità elettrica, anche grazie agli sviluppi degli accumuli elettrochimici, si può affermare che non manca molto.
Il declino del modello “petrolcentrico”
Questo perché, nei prossimi anni, è prevedibile un abbassamento del costo delle batterie che renderà competitivi sia l’auto, sia il trasporto merci leggero a trazione elettrica, con effetti positivi sull’inquinamento urbano. Questo aspetto spiega anche l’accordo tra la Fca e Google per la cosiddetta “auto senza pilota”. Infine, un dato sul petrolio. A livello mondiale la quota di greggio destinata al trasporto è prossima al 60%. È facile quindi prevedere che, nei prossimi dieci anni, inizierà il declino del petrolio, con il ridimensionamento degli investimenti e, di conseguenza, l’innesco di scenari completamente diversi.
Commenti recenti