Gli Stati membri dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo per un’ampia riforma del mercato del carbonio. Il testo prevede la graduale abolizione del libero “diritto ad inquinare”, una tassazione delle emissioni legate al riscaldamento e alle auto e la creazione di un fondo sociale per la transizione.
Per eliminare l’impatto delle emissioni di CO2, i produttori di elettricità e le industrie europee ad alta intensità energetica (acciaio, cemento, ecc.) dovranno acquistare “permessi inquinanti” sul mercato europeo delle quote di emissione (ETS). Il mercato, creato nel 2005, si applica al 40% delle emissioni in Europa. Le quote totali create dagli Stati diminuiscono nel tempo per incoraggiare i diversi paesi a inquinare di meno.
Emissioni ridotte del 62% per le industrie energivore
In base al nuovo accordo, i produttori interessati dovranno obbligatoriamente ridurre le proprie emissioni del 62% nei prossimi anni. L’accordo sul carbonio si estenderà progressivamente al settore marittimo, alle emissioni dei voli aerei intraeuropei (per i quali verranno abolite le quote gratuite attualmente assegnate), e dal 2028 ai siti di incenerimento dei rifiuti.
In cambio dell’istituzione di una “carbon tax” alle frontiere, l’Ue eliminerà progressivamente le quote di emissioni gratuite finora distribuite agli industriali europei per metterli in grado di far fronte alla concorrenza extraeuropea. Almeno il 48,5% del totale del “diritto ad inquinare” sarà abolito entro il 2030, per scomparire del tutto nel 2034.
ETS2, un secondo mercato del carbonio
Rimane un punto ancora controverso nella riforma. La Commissione ha infatti proposto di creare un secondo mercato del carbonio (ETS2) per il riscaldamento degli edifici e dei carburanti stradali. Preoccupati dal costo sociale di una tale misura, gli eurodeputati hanno chiesto di riservare l’intervento agli uffici e ai veicoli pesanti. Le entrate generate dal nuovo mercato del carbonio daranno vita a un “Fondo sociale per il clima”, dotato di 86,7 miliardi di euro e destinato ad aiutare le famiglie e le imprese più esposte agli effetti della transizione energetica.
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