La finanza può giocare un ruolo importante nelle politiche a favore del clima e dei processi di decarbonizzazione. Lo scorso 22 settembre, la Banca centrale europea ha diffuso un lavoro incentrato su vari scenari monitorati per valutare gli effetti economici dei cambiamenti climatici tra gli stati membri.
La prima grande novità è quindi quella di aver inserito tra le variabili dello stress test proprio la componente clima per valutare l’ipotesi di crisi finanziarie e la resistenza del settore bancario. La crisi climatica è arrivata a livelli di allarme globale tale da aver spinto l’organo presieduto da Christine Lagarde a inserire questo elemento tra i fattori potenzialmente scatenanti di una nuova crisi finanziaria.
Se l’Europa non prendesse provvedimenti drastici contro l’immissione di Co2 nell’atmosfera, continuando ad adottare modelli produttivi incentrati sui fossili, il rischio è quello di provocare una riduzione del PIL dell’Unione europea pari al 10% entro il 2100. Inoltre, mentre si procede a una regolamentazione sempre più a favore dei progetti green e sostenibili, continuare a finanziare sistemi focalizzati sulle energie fossili diventerà sempre meno conveniente. Non solo quindi per questioni legati al clima.
Tuttavia, se sulla carta è stata imboccata la strada giusta, il quadro normativo nel settore lascia ancora molte strade aperte all’ambiguità. Basti pensare che l’aumento delle perforazioni di giacimenti di petrolio e gas nell’estremo nord non sta diminuendo, anzi. Questo perché le istituzioni finanziarie sono in grado di aggirare i limiti normativi, in particolare attorno alla protezione di un ecosistema essenziale come quello dell’Artico.
Se da un lato, quindi, la finanza può e deve giocare un ruolo nel favorire politiche di decarbonizzazione, dall’altro, a causa di norme ancora troppo permissive, finanziare progetti che violano palesemente gli obiettivi posti dagli Accordi di Parigi è ancora troppo facile.
“Le energie fossili sono causa dell’80% delle emissioni mondiali di Co2. Un fattore determinante per il riscaldamento globale al quale va posto un freno il prima possibile. Gli sforzi in questo senso devono essere congiunti e anche il settore finanziario può fare la sua parte, contribuendo a sostenere progetti puliti e virtuosi e a incentivare politiche green”.
Antonio Carmine Vitale
(Amministratore Enega srl)
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