Il ricorso all’energia nucleare continua ad apparire un argomento molto controverso tra i paesi dell’Unione europea. Recentemente, Ursula von der Leyen, intervenendo in Repubblica Ceca, un paese che riceve più di un terzo della sua elettricità dalle centrali nucleari, ha evidenziato che ogni Stato membro è libero di tracciare la propria strada verso la neutralità climatica.

“La scelta del mix energetico è e rimarrà una prerogativa nazionale”, ha affermato la presidente della Commissione Ue. “Ed è per questo che siamo sempre disposti a prendere in considerazione gli aiuti di Stato, ovviamente, purché ci siano le condizioni giuste”. 

Le scelte della Commissione

In qualità di principale garante delle regole sulla concorrenza, la Commissione europea ha il potere di approvare e respingere il denaro pubblico che i governi iniettano nelle loro industrie nazionali sotto forma di sovvenzioni, prezzi scontati e riduzione delle tasse. Se l’esecutivo ritiene che l’intervento statale rappresenti un rischio eccessivo per il mercato unico e possa mettere in svantaggio altri paesi dell’Ue, può respingere la proposta. Tuttavia, in reazione alla concorrenza globale più agguerrita e ai costi in aumento della transizione verde e digitale, le politiche da seguire sono state oggetto di un attento esame, con alcuni Stati membri che chiedono maggiore flessibilità per sostenere le loro aziende nazionali e prevenire il rischio di desertificazione industriale

La Commissione ha in qualche modo acconsentito senza cedere troppo terreno: all’inizio di quest’anno, Bruxelles ha  allentato le regole per l’approvazione dei sussidi in sei settori chiave della transizione verde: batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori e tecnologia di cattura del carbonio. Inoltre, Bruxelles ha presentato il Net-Zero Industry Act per aumentare in modo significativo la produzione nazionale di questi prodotti indispensabili.

In particolare, la bozza originale della legge esclude la tecnologia nucleare dalla lista dei “progetti strategici” integrando solo generiche menzioni a “tecnologie avanzate che producono energia da processi nucleari con rifiuti minimi” e a “piccoli reattori modulari”, che sono ancora in fase di sviluppo.

I paesi dell’Unione europea divisi sul nucleare

“Sosteniamo la tecnologia nucleare all’avanguardia nell’ambito del nostro Net-Zero Industry Act per promuovere l’innovazione e la cooperazione transfrontaliera”, ha affermato von der Leyen a Praga. L’atto vive la fase della negoziazione tra gli Stati membri e il Parlamento europeo, dove si spinge affinché il nucleare venga elencato come “progetto strategico”. Arrivarci però non sarà facile: il nucleare è un argomento estremamente controverso e in grado di scatenare molte reazioni, anche emotive, tra i paesi profondamente divisi in fazioni pro e anti-nucleari.

Il gruppo pro-nucleare è guidato con convinzione dalla Francia, un paese che ottiene circa il 70% della sua elettricità da un’ampia rete di reattori ed è sostenuto da paesi del calibro di Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia. Questo blocco sostiene che il nucleare è una tecnologia a basse emissioni di carbonio che può funzionare 24 ore al giorno e ridurre le dipendenze esterne.

Al contrario, la Germania, la vera, grande potenza industriale del sistema Ue, ha adottato una posizione antinucleare intransigente, con il sostegno di Spagna, Portogallo, Austria, Danimarca e Lussemburgo. Per questi paesi, il ricorso all’energia nucleare equivale a una sorta di operazione di “greenwashing” che non riuscirebbe a limitare la generazione di emissioni nocive. 

Abbiamo a cuore l’ambiente e promuoviamo un approccio totalmente green alla forniture di gas e luce. Enega contribuisce alla sostenibilità ambientale, offrendo ai suoi clienti una fornitura di energia verde proveniente da impianti di produzione alimentati da fonti rinnovabili e certificata con Garanzia di Origine (GO). Scopri tariffe e servizi!